Articolo pubblicato dalla rivista "Panorama Difesa". Cfr. Cristiano Martorella, L'uso della propaganda come arma, in Panorama Difesa", n. 439, anno XLII, aprile 2024, pp.72-75.
L'uso della propaganda come arma
I nuovi conflitti hanno mostrato l'importanza di un'altra dimensione della guerra costituita dalla disinformazione e dall'utilizzo massiccio della propaganda, che può adesso sfruttare un ambiente particolarmente favorevole alla manipolazione e all'inganno.
di Cristiano Martorella
Finora non si era mai assistito a un simile dispiegamento dei mezzi della propaganda, con la Russia sempre più scatenata nel sostenere la sua campagna ideologica di odio contro l'Occidente, la Cina agguerrita che rivendica un'egemonia mondiale senza compromessi attraverso dichiarazioni altisonanti e minacce, la Corea del Nord che promette di distruggere completamente i suoi avversari, e infine l'Iran che fomenta il terrorismo con una retorica fanatica, e ha avviato una sconvolgente attività di promozione di aggressioni e attacchi che stanno destabilizzando il Medio Oriente. L'apice di questo lavoro di propaganda senza precedenti è stato raggiunto con le assurde e surreali accuse contro Israele, che dopo aver subito il violento attacco terroristico del 7 ottobre 2023, è stato immediatamente sommerso dalle critiche orchestrate in primis dall'Iran, eppoi appoggiato dalla Russia desiderosa di creare un altro fronte di crisi e scompiglio, e perfino dalla Cina che è ormai sempre schierata contro l'Occidente. Si è quindi ribaltata la verità su quanto accaduto, e Israele è stato trasformato nell'oppressore al quale viene imputata la responsabilità della guerra. Questa narrazione è talmente semplice, e tuttavia tremendamente efficace, da aver condizionato l'opinione pubblica in Europa e negli Stati Uniti, tanto da provocare proteste e manifestazioni a favore del popolo palestinese che dimenticano completamente l'esistenza dei pericolosi e irriducibili terroristi di Hamas e le loro brutali azioni. Si può affermare che mai prima d'ora la propaganda era giunta a tanto, e mai aveva ottenuto simili risultati. Quindi si evince con urgenza la necessità di un doveroso approfondimento sul tema, che affronti l'emergenza di questa "guerra cognitiva" estremamente sottovalutata.
La costruzione della narrazione
La prima impennata dell'attività di propaganda e disinformazione è cominciata con l'invasione russa dell'Ucraina (24 febbraio 2022), quando è iniziata la massiccia diffusione di notizie false, ricostruzioni fuorvianti e interpretazioni dei fatti mistificate. Si è avviata così la costruzione di una narrazione favorevole alla Russia, che sostiene tesi incredibili che purtroppo sono divenute molto popolari, e vengono ritenute credibili da una grande parte dell'opinione pubblica. Secondo la narrazione del Cremlino, la Russia sarebbe addirittura stata attaccata dalla NATO, e l'occupazione dell'Ucraina avrebbe avuto lo scopo di prevenire questa aggressione e garantire la propria sicurezza minacciata dal presunto espansionismo occidentale. Inoltre sarebbe avvenuto un cambiamento epocale, con l'instaurazione di un "nuovo ordine mondiale" guidato dalla Russia e dalla Cina, che è però osteggiato fortemente dall'Occidente. Quindi la colpa degli attuali conflitti viene attribuita all'Occidente che non volendo accettare il "nuovo ordine mondiale" starebbe scatenando guerre e disordini. La missione salvifica della Russia avrebbe quindi lo scopo di proteggere la civiltà (identificata con una indefinita "cultura russa") attraverso la "denazificazione" e "smilitarizzazione" dell'Ucraina (ovvero l'eliminazione della democrazia e delle capacità militari), eppoi il ridimensionamento della NATO con lo smembramento dell'Europa ridotta a un gruppo frammentato di stati satelliti dominato dalla sfera di influenza russa. Come è ben noto, il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels (1897-1945) spiegava che ripetendo una menzogna più volte questa diventava la verità, ed è evidente come questo principio sia ancora valido e venga applicato intensamente anche in queste circostanze. La propaganda russa infatti non è mai rallentata, ma al contrario, ha rilanciato accuse e alzato il livello dello scontro. Dopo aver riscritto i libri di storia, cancellando l'esistenza dell'Ucraina come nazione e riducendola a semplice "territorio russo", si è passati alla demonizzazione dell'avversario, e alla denuncia di una presunta rinascita del nazismo in Europa, ritornata ormai ai cupi anni '30 del secolo scorso. Inoltre la Russia ha esposto uno strano e minaccioso discorso sull'impiego delle armi nucleari, sostenendo l'esistenza di una dottrina che le consente di usare per prima queste armi (il cosiddetto first strike). Secondo questa dottrina, la Russia sarebbe legittimata e pienamente in grado di condurre un attacco nucleare con bombe atomiche tattiche, mentre gli avversari sarebbero costretti a non reagire per paura di ritorsioni molto più devastanti. Infatti una risposta sarebbe immediatamente seguita dall'uso massiccio della potenza nucleare russa con conseguenze disatrose. Questa rappresentazione sovverte completamente il concetto di "deterrenza nucleare" che è basato sulla simmetria, ovvero risposte simmetriche ed equivalenti a ogni attacco nucleare. Secondo i russi, invece la paura dovrebbe essere preponderante negli occidentali, che non avrebbero mai il coraggio di usare le proprie armi atomiche, e piuttosto subirebbero inermi l'attacco. Questa idea è surreale, ed è sostenuta soltanto dalla propaganda e dalla convinzione della superiorità russa, e dalla suggestione di una inferiorità morale degli occidentali (incapaci di accettare la sofferenza e quindi di combattere). Ciò dimostra, in ultima istanza, quanto la propaganda sia pericolosa, e possa deformare non soltanto la percezione della realtà nell'avversario, ma anche la propria visione dei fatti.
Gli studi e le ricerche
La sottovalutazione dell'importanza dell'informazione e della sua manipolazione, costituisce un pericolo che non è ancora sufficientemente considerato dalle istituzioni dei paesi democratici, abituati ad ampie concessioni per quanto riguarda il diritto della libertà di pensiero e parola. Però quando questa libertà viene sistematicamente e continuamente abusata per diffondere notizie false e menzogne, non si può evitare di affrontare il problema per proporre delle soluzioni. Infatti, la questione non riguarda soltanto gli studiosi della sociologia della comunicazione, ma piuttosto dovrebbe coinvolgere direttamente anche politici e militari, perché ciò di cui ci stiamo occupando è in realtà una forma di guerra ibrida, ed è quindi un'attività di aggressione contro il proprio paese. Con l'espressione guerra ibrida si intende una strategia militare che impiega lo sfruttamento delle crisi economiche e politiche, la manipolazione della finanza, la pressione diplomatica, l'influenza dei mass media, e il controllo dell'opinione pubblica per acquisire vantaggi e successi tali da destabilizzare un paese e condurlo alla sconfitta. Il testo che meglio descrive questa particolare strategia è il libro Guerra senza limiti (titolo inglese Unrestricted Warfare) scritto nel 1999 dai cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui, e divenuto presto un classico sull'argomento. Secondo i due autori, la strategia militare non dovrebbe limitarsi alle tattiche di guerra e alle azioni sul campo di battaglia, ma agire piuttosto sulle infrastrutture di una nazione per indebolirla e sconfiggerla. Si può quindi operare nel versante economico, impossessandosi delle risorse energetiche e delle materie prime, nella finanza manipolando i mercati e creando delle crisi, e nel settore informatico distruggendo le reti di comunicazione e trasmissione dei dati, e inoltre si può generare confusione nell'avversario attraverso la disinformazione e una campagna di delegittimazione. Questa concezione della guerra non è certo una novità nel pensiero cinese, perché corrisponde in gran parte all'insegnamento esposto da Sun Tzu con L'arte della guerra, che poneva infatti una grande enfasi negli stratagemmi per fornire al nemico informazioni false, per ingannarlo e condurlo alla confusione, e per sottrarre notizie preziose attraverso lo spionaggio. Anche gli studi russi nel settore possono vantare un notevole sviluppo, e in particolare spicca il lavoro dello psicologo Vladimir Lefebvre (1936-2020) che svolse l'attività di ricercatore in Unione Sovietica, elaborando una teoria cognitiva sulle percezioni e le comunicazioni, e le azioni intraprese in base alle credenze individuali. La sua idea più importante è il reflexive control (controllo riflessivo) che permette di influenzare le persone attraverso diversi metodi. Il lavoro di Vladimir Lefebvre ha avuto un'enorme applicazione nel contesto militare, e qui possiamo soltanto riassumere sinteticamente alcune delle sue idee, sapendo di non poter fornire un quadro completo e approfondito a causa dell'ampiezza dell'argomento. I metodi suggeriti sono stati comunque ordinati e descritti da altri studiosi con il seguente elenco: 1) Distrazione (distraction) che consiste nel fornire una percezione sbagliata delle proprie reali intenzioni; 2) Sovraccarico (overloading) che è realizzato fornendo al nemico un numero eccessivo di informazioni contraddittorie; 3) Paralisi (paralysis) ottenuta creando l'illusione di precise minacce agli interessi vitali o a punti vulnerabili; 4) Esaurimento (exhaustion) ottenuto facendo sprecare all'avversario risorse senza ottenere risultati; 5) Ingammo (deception) che costringe il nemico a dispiegare forze in un'area apparentemente minacciata; 6) Divisione (splitting) che permette di separare il nemico dai suoi alleati facendolo agire contro di loro; 7) Pacificazione (appeasement) che consente di abbassare la vigilanza degli avversari, creando l'illusione di attività apparentemente non aggressive; 8) Intimidazione (intimidation) rappresentata dalla creazione di un'apparente superiorità militare e dall'immagine di invincibilità; 9) Provocazione (provocation) ottenuta tramite l'imposizione di uno scenario sfavorevole al nemico; 10) Suggestione (suggestion) che consiste nel fornire informazioni che influenzano la morale e l'ideologia del nemico; 11) Pressione (pressure) ottenuta fornendo informazioni che screditano i governi dei paesi avversari agli occhi dell'opinione pubblica. Non è difficile rintracciare attualmente l'applicazione di questi metodi da parte di russi e cinesi, e non deve nemmeno sorprendere la loro enorme attività nel diffondere informazioni false, creare depistaggi, e manipolare l'opinione pubblica, perché queste operazioni vengono svolte in maniera sistematica e scientifica. Come abbiamo mostrato, esiste un preciso e dettagliato protocollo per queste attività, ma così come viene applicato, dovrebbe essere chiaramente identificato e smascherato dalla controparte. Il motivo perché ciò non avviene con efficacia merita una spiegazione a parte.
Il contesto favorevole
La spiegazione è semplice e immediata, ed è rintracciabile nel particolare contesto sociale dei paesi democratici che paradossalmente favorisce la disinformazione e la propaganda. Ormai è risaputo quanto i media occidentali siano vulnerabili, fragili e manipolabili, in particolare attraverso l'uso di internet che non fornisce nessuna garanzia di sicurezza, ed è privo di regole efficaci che impediscano la diffusione di notizie false (fake news), divenute un autentico flagello della rete informatica. Nonostante l'argomento sia molto dibattuto, non è stata trovata nessuna soluzione valida perché la natura puramente commerciale del web in Occidente impedisce la limitazione degli abusi, essendo anch'essi fonte di ricavi e guadagni.La natura puramente commerciale del web prevale infatti su altri interessi, e perfino sulla sicurezza nazionale. Se non è affatto auspicabile l'applicazione della censura in società democratiche e liberali, non è però nemmeno accettabile che i cittadini siano manipolati da potenze straniere ostili, capaci di inondare il web con falsità, menzogne e inganni. Un altro aspetto, ancora più grave per la deontologia professionale delle figure coinvolte, è il passaggio della propaganda russa e cinese dal web ai media mainstream, come televisioni e giornali, che sono divenuti in poco tempo gli utili servitori del Cremlino e di Pechino, essendo incredibilmente solerti nel ripetere la narrazione costruita dalla propaganda russa e cinese. Inoltre la disinformazione veicolata dai mass media si è congiunta al fenomeno preesistente del populismo che approfittando dei luoghi comuni e degli stereotipi, quasi sempre falsi, ma fortemente radicati nella mentalità degli individui, influenza e determina l'orientamento politico. L'argomento era già ben noto nel XIX secolo, quando l'antropologo Gustave Le Bon pubblicò la Psicologia delle folle (1895), poi ripreso e studiato anche da Sigmund Freud nella Psicologia delle masse e analisi dell'Io (1921). Nonostante ciò la sottovalutazione delle capacità di persuasione sugli individui resta pressoché inalterata, e perfino le istituzioni politiche democratiche continuano a mostrare indifferenza per un fenomeno che invece viene attentamente studiato nei regimi autoritari più dispotici, a quanto pare con ottimi risultati. Ciò dovrebbe far mutare radicalmente atteggiamento ai governi, assumendosi la responsabilità di contrastare queste attività in maniera efficace, invece di assistere passivamente all'espansione di questo pericolo.
La guerra cognitiva
La qualità e la quantità di attività di disinformazione sono ormai arrivate a livelli tali da indurre gli analisti a usare l'espressione "guerra cognitiva" per cercare di definire il fenomeno che ha assunto dimensioni decisamente inaudite e inaspettate. Tuttavia questo fenomeno è nato prima della guerra in Ucraina, e gli studiosi lo avevano già segnalato nel 2020 con l'insorgenza della pandemia di Covid-19. In quella occasione si registrò un'attività di disinformazione senza precedenti, e una incapacità di controllo e verifica delle notizie, tanto grave da costringere gli esperti a usare il termine "infodemia" per segnalare questo caso eccezionale. Con la parola "infodemia" si indica appunto una quantità eccessiva di informazioni, spesso inaccurate o false, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento. In base a questa esperienza, divenuta in seguito una strategia, gli agenti della disinformazione operano per inondare i media occidentali, in maniera pervasiva e ossessiva, con notizie false (fake news) e diffamatorie. Menzogne e semplificazioni che non avrebbero nessun seguito se non facessero appello a quel populismo precedentemente indicato come un humus fertile per questo genere di propaganda, e in grado perciò di far divenire credibile ciò che è invece puerile mistificazione. Un'altra ragione del successo della propaganda è da attribuire al contesto sociale profondamente condizionato dal pensiero postmoderno, tanto da definire quella che i sociologi chiamano "società postmoderna", costituita da una propria organizzazione e con caratteristiche peculiari. Il più importante studioso della società postmoderna è stato il sociologo e filosofo Zygmunt Bauman (1925-2017), che per definirla meglio utilizzò l'espressione "società liquida", indicando un tipo di società priva di certezze, contraddistinta dalla mancanza di sicurezze, dall'assenza di punti di riferimento, e dall'instabilità continua. L'analisi di Zygmunt Bauman ha permesso agli studiosi di definire un altro concetto sociologico chiamato "post-verità", divenuto molto popolare anche fra i giornalisti. Il termine "post-verità" indica la tendenza nella società contemporanea a non attribuire importanza alla fondatezza di una notizia o informazione. La notizia viene infatti percepita e accettata come vera dal pubblico sulla base di emozioni e sensazioni, senza alcuna verifica concreta dell'effettiva veridicità dei fatti raccontati. Perciò i fatti oggettivi sono meno influenti nel formare l'opinione pubblica rispetto all'appello alle emozioni e alle convinzioni personali. La "post-verità" si baserebbe dunque sul fenomeno del "bias di conferma" (pregiudizio di conferma), che ignora del tutto i fatti comprovati, estrapolando soltanto gli elementiu che confermano le opinioni già formate. Ogni obiezione verrebbe quindi ignorata, ricorrendo alla reiterazione dell'affermazione degli stessi argomenti, per continuare a rafforzare il feedback emotivo che è il fondamento basilare della "post-verità".
La teroria dell'informazione
L'analisi del funzionamento psicologico della propaganda mostra che non è possibile contrastarla con il semplice ragionamento logico, e non è affatto sufficiente mostrare le contraddizioni, le incoerenze e le falsità per confutare le affermazioni faziose. Abbiamo infatti evidenziato che la propaganda sfrutta il feedback emotivo aggirando il ragionamento logico, e impedendo un efficace contrasto. Tuttavia la propaganda non è così inarrestabile come potrebbe apparire fin qui, perché finora abbiamo sviluppato soltanto l'approccio psicologico, senza tenere in considerazione che esiste un'altra ulteriore analisi possibile grazie alla teoria dell'informazione. Elaborata dal matematico statunitense Claude Shannon (1916-2001), la teoria dell'informazione offre una definizione quantitativa e computazionale dell'informazione, e permette l'analisi dei fenomeni relativi alla sua misurazione e trasmissione. La formulazione più importante di questa teoria può essere riassunta nella definizione dell'informazione come cologaritmo della probabilità che un simbolo appaia in un messaggio, ma ciò che più ci interessa, dal nostro punto di vista, sono le nozioni di entropia, della qualità dell'informazione e del rumore. Questi ultimi concetti sono fondamentali per capire una criticità della propaganda, e in particolare il rumore che è ciò che può provocare una distruzione del messaggio durante la trasmissione, fino a essere interpretato in modo errato o addirittura non compreso. Siccome, come abbiamo visto in precedenza, la propaganda non ricerca assolutamente la coerenza e la logica, sfruttando invece esclusivamente il feedback emotivo, accade che una quantità eccessiva di comunicazioni contenga informazioni in contraddzione fra di loro. Ed è appunto questo eccesso della comunicazione della propaganda che provoca la stessa distruzione della narrativa della propaganda a causa di una sovrabbondanza di contraddizioni. La narrativa della propaganda non riesce quindi a mantenere una coerenza, e diviene perciò sempre più confusa e incomprensibile. Questa debolezza, mostrata dalla teoria dell'informazione, permette di aprire uno spazio alla comunicazione della verità, ed è perciò necessario approfittare di questa opportunità per fornire l'informazione corretta, impedendo così il mantenimento del canale di comunicazione della propaganda. Come è stato evidenziato, la propaganda è un'arma molto efficace perché può indurre il nemico a non combattere e a farlo rassegnare all'idea della sconfitta, ma può essere un'arma a doppio taglio, e può e deve essere sconfitta rivoltandola contro se stessa.