domenica 10 ottobre 2010

Il terrorismo buddhista

Nissho Inoue. L'apice del terrorismo buddhista
di Cristiano Martorella

23 agosto 2010. Nissho Inoue (1886-1967) fu un predicatore e seguace del buddhismo di Nichiren, ma anche un ideologo e attivista politico dell'estremismo nazionalista più esaltato e intransigente, e soprattutto fu un organizzatore di attentati terroristici. La sua fede buddhista influenzò in modo inusitato la sua concezione sociale determinando il fanatismo esasperato che fondeva credenze religiose e politica. Nissho Inoue (1) ebbe quindi un nefasto ascendente nella società giapponese degli anni '30, persuadendo molti alle scelte politiche che portarono alla svolta autoritaria a favore del regime militarista.
Nissho Inoue fu un fautore della concezione autoritaria e nazionalista della politica giapponese che si oppose alla nascente democrazia dell'era Taisho (1912-1926). Egli era un sostenitore del kokutai (stato nazionale) di cui forniva una sua visione integrando aspetti culturali disparati, in primo luogo la concezione nazionalista del buddhismo di Nichiren, e la convinzione che fosse l'unica religione corretta da imporre e diffondere nel mondo. Ciò fornì una solida giustificazione alle imprese di conquista compiute dall'imperialismo giapponese tramite le truppe di invasione dell'esercito.
Molti ufficiali dell'esercito imperiale (teikoku rikugun) erano infatti devoti seguaci del buddhismo di Nichiren. Fra questi militari il più famoso, che interpretò il buddhismo in chiave imperialista, fu Kanji Ishiwara (1889-1949). Anche Kanji Ishiwara si servì di metodi terroristici per sostenere la causa dei militari, come nel caso dell'attentato del 18 settembre 1931 che portò all'invasione della Manciuria. L'episodio è noto come Manshu jihen (incidente della Manciuria), e nei libri di storia occidentali viene citato come l'incidente di Mukden.
Questa concezione fanatica ed estremista del buddhismo ebbe risvolti drammatici. Gli avversari di Nissho Inoue furono individuati fra i politici democratici, in particolare fra i membri del governo e gli esponenti della borghesia liberale. I metodi usati per eliminare questi oppositori furono davvero drastici e devastanti. Nissho Inoue costituì un'organizzazione terroristica chiamata Ketsumeidan (Gruppo del giuramento col sangue), reclutando volontari per commettere attentati e omicidi politici. Il motto dei terroristi fu ichinin issatsu, con cui si indicava "un omicidio a testa". Il gruppo era composto da una quindicina di giovani delle classi sociali meno agiate. Le vittime eccellenti dei terroristi furono l'ex ministro delle Finanze e capo del Minseito (Partito Democratico), Junnosuke Inoue, ucciso il 9 febbraio 1932, e Takuma Dan, direttore generale della Mitsui, colpito il 5 marzo 1932. Junnosuke Inoue, banchiere e uomo politico, si attirò l'ostilità dell'esercito per la sua politica di rigore e il suo rifiuto di aumentare le spese militari. Ciò gli costò la vita.
L'avversione di Nissho Inoue nei confronti della borghesia costituisce un tratto saliente dei movimenti di estrema destra giapponesi. In Giappone, infatti, una corrente nazionalista si ispirava al ruralismo, una concezione politica tradizionalista e conservatrice. Il ruralismo (nohonshugi) poneva al centro della società la comunità agricola, con il suo spirito di autogoverno, e la tendenza a mantenere l'armonia sociale, al contrario del capitalismo che esaltava la competizione e l'individualismo.
Davvero sorprendente nell'attività terroristica di Nissho Inoue è l'adattamento del buddhismo piegato agli scopi criminali. Ciò fu possibile perché egli fece ampio uso dell'estremismo fanatico di Nichiren (2) che nei suoi scritti, come per esempio Kaimokusho (Aprire gli occhi) e Hokekyo heiho no koto (La strategia del Sutra del Loto) esaltava la violenza e la lotta armata. Nichiren sosteneva la lotta armata, e le sue stesse parole sono la più emblematica testimonianza di ciò. Egli scrisse che "l'essenza della strategia militare (heiho) e dell'arte della spada derivano dalla legge mistica (myoho)". Così Nichiren, nel gosho intitolato La strategia del Sutra del Loto, affermava il valore delle virtù militari e della lotta armata. Una inammissibile assurdità ed eresia per i buddhisti pacifisti.

Note

1. Prima che diventasse un attivista, Nissho Inoue era conosciuto col nome di Akira Inoue, ed era nato a Kawaba nella prefettura di Gunma nel 1886. Nissho era il nome buddhista acquisito dopo la vocazione. Questo nome è composto da due kanji, ni e sho. Il primo significa sole (così come nel nome di Nichiren, ovvero loto del sole). Il secondo è lo stesso del verbo mesu (invitare, chiamare). Dunque Nissho significa all'incirca "chiamato dal sole".
2. Sulla figura storica di Nichiren gli studiosi hanno scritto abbastanza, tanto da smentire le irrealistiche versioni condite di miracoli e prodigi narrate dai suoi seguaci. Si leggano autori come George Bailey Sansom, Leonardo Vittorio Arena, Giuseppe Jiso Forzani, Massimo Raveri, Philip Yampolsky, Giovanni Filoramo.

Bibliografia

Arena, Leonardo Vittorio, Samurai. Ascesa e declino di una grande casta di guerrieri, Arnoldo Mondadori, Milano, 2002.
Arena, Leonardo Vittorio, Lo spirito del Giappone. La filosofia del Sol Levante dalle origini ai giorni nostri, Rizzoli, Milano, 2008.
Filoramo, Giovanni (a cura di), Dizionario delle religioni, Einaudi, Torino, 1993.
Forzani, Giuseppe, I fiori del vuoto. Introduzione alla filosofia giapponese, Bollati Boringhieri, Torino, 2006.
Henshall, Kenneth, Storia del Giappone, Arnoldo Mondadori, Milano, 2005.
Komatsu, Hosho, Nichiren Shonin zenshu, Shunjusha, Tokyo, 1998.
Moore, George Foot, Storia delle religioni, Laterza, Bari, 1963.
Pinguet, Maurice, La morte volontaria in Giappone, Luni Editrice, Firenze, 2006.
Sansom, George Bailey, Japan. A Short Cultural History, Stanford University Press, Stanford, 1978.
Sansom, George Bailey, A History of Japan, 3 voll., Stanford University Press, Stanford, 1958-1963.
Yampolsky, Philip, Selected Writings of Nichiren, Columbia University Press, New York, 1990.

sabato 2 ottobre 2010

Takashi Murakami e i manga

Lettera pubblicata dal quotidiano "La Stampa".
Cfr. Cristiano Martorella, Chi critica i manga non capisce d'arte, in "La Stampa", mercoledì 29 settembre 2010.

Chi critica i manga non capisce d'arte
Due opere dell'artista Takashi Murakami sono state vendute da Sotheby's a un prezzo superiore alla quotazione iniziale: "Koumokkun" a 474 mila euro, e "Eye love superflat" a 289 mila euro. Takashi Murakami è divenuto famoso per le sue opere che si ispirano all'arte hentai e alla cultura pop giapponese contemporanea, in particolare ai manga. Ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che le critiche frettolose a questo genere di opere provengono soltanto dall'ignoranza gretta e dall'incomprensione di un genere che si sta affermando a livello mondiale. Infatti nel nostro Paese non sono mai mancate le voci critiche, quasi sempre eccessive, nei confronti dei manga giapponesi accusati delle peggiori perversioni.
Cristiano Martorella